SAN PIO DA PIETRELCINA

sabato 2 febbraio 2008

DONATO CALABRESE IN DIFESA DI PADRE PIO

Ecco il mio modesto contributo alla causa di Padre Pio.
Ciao
Donato Calabrese
l'articolo è pubblicato sul seguente sito web:
http://www.donatocalabrese.it/padrepio/oggi.htm


_Un Libro di Sergio Luzzatto getta nuovi veleni sulla vita del
Santo di Pietrelcina_

*Ancora calunnie su Padre Pio*

* *

*Non si può restare assolutamente insensibili di fronte a questo nuovo
veleno contenuto nel libro di Sergio Luzzatto, e così amplificato dai
media nazionali, che in nome della loro pseudoverità non ci pensano due
volte pur di gettare discedito su una delle figure più luminose della
Cristianità del secolo appena declinato, e dell'intera Storia Cristiana.*

* E' vero, come ha detto Padre Cantalamessa, nel corso di una breve
intervista rilasciata al Telegiornale di Rai2, che l'interesse dei media
è quello di badare alla tiratura, e quindi al soldo, con conseguente
crescita di interesse perché, è inutile nasconderlo, quando Padre Pio è
tirato in ballo, subito l'interesse dell'opinione pubblica sale a mille,
con conseguente crescita di audience e, soprattutto, di vendite
librarie, che altrimenti stazionano in una mediocrità disarmante.*

* E' altrettanto vero che le calunnie, che sono state subito riverberate
attraverso il Corriere della Sera, non nuovo a queste uscite (Vedi il
caso del vangelo apocrifo di Giuda) non toccano né la Santità del Padre
stigmatizzato, che non può essere messa in discussione (le stigmate non
sono state considerate nel processo di beatificazione, a causa del
riserbo della Chiesa Cattolica sull'autenticità di tali fenomeni), visto
che Papa Giovanni Paolo II (che ha toccato con mano la guarigione
istantanea di Wanda Poltawska da un cancro alla gola), con la
beatificazione e la canonizzazione, ha ormai messo fine alla lunga
sequela di persecuzioni innescate nei suoi confronti in periodi storici
diversi, né la fede dei fedeli che continuano a pregare e, soprattutto
imitare le virtù, del frate di Pietrelcina. Nè tantomeno noi che lo
abbiamo conosciuto e siamo venuti in contatto personale ed epistolare
con la Sua straordinaria personalità religiosa e mistica.*

* Ma è pur vero che occorre rispondere a questi seminatori di calunnie.
Rispondere sul campo della dialettica storica, con un ventaglio di
riflessioni che inducano, non loro che già partono da idee preconcette
(Luzzatto e chi ha pubblicizzato il suo libro), ma coloro che sono
deboli e fragili nella fede e nella devozione popolare. A coloro che
sono i più indifesi di fronte al male che si veste di bene e di verità
storica, mentre invece scava su piccoli dettagli per creare un edificio
mostruoso, a detrimento di un uomo di Dio la cui santità ha raggiunto
tutti gli angoli del pianeta.*

* Ma voglio partire proprio dall'accusa di questo signor Luzzatto, di
mestiere "Storico", a quanto pare in pensione. Secondo Lui, e tutta qui
sta la sua tesi, Padre Pio"Nel 1919 fece acquistare dell'acido fenico,
sostanza adatta per procurarsi piaghe alle mani". *

* Innanzitutto, l'accusa non è nuova. I detrattori hanno sempre parlato
di piaghe procurate con questa sostanza. Nella mia ignoranza in chimica,
ho cercato il termine sul web ed ho trovato, tra l'altro, questa
precisazione: "Per le sue proprietà antisettiche, il fenolo (acido
fenico) è stato usato come disinfettante; è una materia prima molto
comune nella produzione di coloranti, di farmaci - uno dei più noti è
l'aspirina- e di polimeri. Le soluzioni acquose concentrate di fenolo
causano bruciature alla pelle, ma questa azione è sfruttata in cosmetica
nella produzione di preparati esfolianti, capaci di rimuovere gli strati
superficiali della pelle. Nell'utilizzare tali preparati è buona
precauzione evitare il contatto con occhi e bocca"(fonte:
http://it.wikipedia.org/wiki/Fenolo)".*

* Fermo restando il fatto che sia vera la richiesta di Padre Pio, perché
orientarsi solo a pensare che Padre Pio non lo abbia richiesto per
disinfettarsi le ferite oppure per eliminare le ascare presenti in
prossimità di esse? E perché pensare che questo acido gli sia servito
per procurarsi le cosiddette "stigmate", la cui profondità, da una parte
all'altra della mano, non può assolutamente avere un origine così
semplicistica? L'acido fenico brucia i tessuti, ma non può provocare
certamente la perforazione delle mani, dei piedi e del costato, come nel
caso di Padre Pio. Scherziamo: questa è pura calunnia, e basta.*

* Riporto, a tal proposito, la testimonianza di un medico che ha
conosciuto personalmente Padre Pio, seguendolo, dal punto di vista
medico, fin dagli anni del suo ritorno a Pietrelcina (1909-1916). E' il
compianto dott. Andrea Cardone di Pietrelcina: *

* “Quando io interrogavo padre Pio sulle stimmate - da notare che le
stimmate erano invisibili(nel detto periodo Pietrelcinese, n.d.r.),
quando il Padre l'ebbe a Pietrelcina - e mi permettevo di toccare quelle
sue mani per saggiarne la consistenza, io arrivavo a congiungere
attraverso le stimmate il mio pollice con il mio indice. Padre Pio
avvertiva un grandissimo dolore. E qualche volta mi diceva: Vuoi fare il
san Tommaso?”.*

* In un'altra dichiarazione, il dott. Cardone scriverà: “Dichiaro io qui
dott. Andrea Cardone, di aver avuto in cura padre Pio da Pietrelcina e
di avergli riscontrato in ambedue le mani fori del diametro di circa cm
1/2 che attraversavano il palmo delle mani da una parte all'altra, tanto
da vedere la luce filtrare ed alla pressione il polpastrello del mio
indice e pollice si toccavano”(Per tutto questo Cfr. Lino da Prata e
Alessandro da Ripabottoni, /Beata Te Pietrelcina, /Frati cappuccini
Pietrelcina, novembre 1975, 2559.*

* Padre Pio ha avuto le stimmate nel 1910, nella contrada di Piana
Romana, in Pietrelcina. Ma, soltanto l'anno successivo comunicherà a
Padre Benedetto, suo direttore spirituale, l'esperienza mistica della
sua stigmatizzazione. Padre Benedetto da San Marco in Lamis prende atto
del fatto accaduto a Pietrelcina e, finalmente, dopo ventuno giorni
giunge la sua lettera a Padre Pio. E' un invito a "non manifestare
niente a nessuno perché: "/secretum Regis abscondere bonum est"(E' bene
tener nascosto il segreto del Re, /n.d.a./). /E' evidente l'intenzione
di Padre Benedetto: nella sua duplice veste di Direttore spirituale di
Padre Pio e di superiore della Provincia cappuccina di
Foggia-Sant'Angelo, mostra di voler mantenere segreto questo /Dono
mistico, /che Padre Pio ha ricevuto da Cristo Crocifisso. Del resto lui
sa molto bene dell'estrema prudenza che ha ispirato il Magistero della
Chiesa di fronte a questi fenomeni.*

* Solo all'arciprete, don Salvatore Pannullo, come si è detto sopra,
Padre Pio racconta ciò che gli è successo a Piana Romana: "/Zi Tore,
fatemi la carità: chiediamo a Gesù che mi tolga questa confusione.
Voglio soffrire, morire di sofferenza, ma tutto nel nascondimento". /*

*
Detto questo, non è certo il sig. Luzzatto, né tantomeno padre Gemelli a
suo tempo, a conoscere bene Padre Pio e le sue stigmate. Una sola
persona le conosceva, avendole analizzate, dal punto di vista medico,
varie volte durante le visite disposte dalla Curia Generale dei
Cappuccini a San Giovanni Rotondo, oltre ad averle viste ben bene
durante un intervento di ernia su Padre Pio, eseguito senza anestesia,
allorché il Padre svenne per il dolore. Questa persona è il dott.
Giorgio Festa di Roma. *

*"La pressione diretta su tutte le lesioni, tanto delle mani che dei
piedi, per quanto dolcemente esercitata (dal Festa), riesce
dolorosissima… Più intense ancora, per quanto egli si studi di
nasconderle, sono le sofferenze che gli procurano, nel camminare, le
lesioni dei piedi: di qui la difficoltà di rimanere per lungo tempo in
stazione eretta, di qui la sua andatura lenta e talora incerta"*

* Fa riflettere, infine, quanto il dott. Festa scrive in riguardo alla
ferita al costato che si manifesta: come "in forma di croce capovolta.
L'asta longitudinale, di questa, misura all'incirca sette centimetri di
lunghezza, parte dalla linea ascellare anteriore a livello del quinto
spazio intercostale, e discende obliquamente fin verso il bordo
cartilagineo delle costole, solcando la cute… L'asta trasversale della
croce è lunga circa quattro centimetri, interseca non ad angolo retto,
ma in modo obliquo, e pressapoco a cinque centimetri dal suo punto di
partenza l'asta longitudinale e si presenta più espansa e rotondeggiante
alla sua estremità inferiore"*

* Può l'acido fenico provocare una ferita così larga e simile al colpo
di una lancia? Ma voglio continuare riportando ancora le dichiarazioni
del dott. Festa: Le lesioni "...non sono il prodotto di una traumatismo
di origine esterna, e… neppure sono dovute all'applicazione di sostanze
chimiche potentemente irritanti". Infine, "a differenza di qualsiasi
altra lesione, riscontrabile nel corpo umano, quelle che appaiono sul
corpo di Padre Pio hanno «contorni nettissimi, niun accenno di reazione
offrono i tessuti che le circondano e non presentano nessuna tendenza a
cicatrizzare, neppure dopo tanto tempo che sono comparse, e nonostante
la loro breve estensione e la loro limitata profondità»". *

* Ma ciò che più colpisce, nello studio approfondito del Festa, è la
risposta all'obiezione che, nel caso delle stigmate, possa trattarsi di
alterazioni spontanee circoscritte della cute, riscontrate in soggetti
neuropatici e con perturbazioni delle facoltà psichiche e mentali.
L'immagine ed il carattere che il Festa tratteggia di Padre Pio mostrano
tutto il contrario: "Il perfetto equilibrio che esiste tra le funzioni
del suo sistema nervoso e le facoltà della sua mente; l'armonia e la
coerenza che si scorge in ogni suo atto, in tutte le sue parole; la sua
consacrazione alla preghiera, alla meditazione e al bene di coloro che
lo avvicinano; la persistenza e la perfetta simmetria delle lesioni che
presenta alla superficie del suo corpo; anche dal punto di vista
clinico, non consentono… in nessun modo di classificare tra questi il
caso di Padre Pio".*

* A conclusione del suo esame il dott. Festa afferma così che le lesioni
e l'emorragia, riscontrate in Padre Pio, "hanno un'origine che le nostre
cognizioni sono ben lungi dallo spiegare. Ben più alta della scienza
umana è la ragione del loro essere", riconoscendo, quindi, che si tratta
di "avvenimenti che la nostra scienza non spiega".*

* Il Festa torna di nuovo, a San Giovanni Rotondo, il 15 luglio
dell'anno successivo, analizzando, stavolta, le stigmate unitamente al
dott. Romanelli. I risultati coincidono in pratica con la descrizione
della prima relazione da parte del Festa che smantella, ancora una
volta, le tesi positivistiche del dott. Bignami, dimostrando in seguito,
con la pubblicazione del libro: "Misteri di scienza e luci della fede",
la soprannaturalità delle stigmate del frate di Pietrelcina(Donato
Calabrese, /Padre Pio da Pietrelcina, /Ed. Zonza,2001, 108-109).*

* Ma poi, come si può conciliare l'uso di una sostanza chimica come
l'acido fenico, da parte di Padre Pio in cinquanta e più anni di
ministero sacerdotale e di stigmatizzazione? Evidentemente Luzzatto e
coloro che lo hanno pubblicizzato non conoscono un acca delle condizioni
fisiche del Frate di Pietrelcina, che, specialmente negli ultimi anni
della sua vita, per ogni minimo movimento aveva bisogno di essere
aiutato. Questo signore che si avvale del titolo di Storico (se sono
questi gli storici...) non conosce proprio nulla di Padre Pio da
Pietrelcina e della sua vita di Crocifisso senza croce. Questo signor
Luzzatto ha costruito tutto su qualche lettera e niente più. Non è così
che si ricostruisce la storia, specialmente quella di una personaggio
complesso come Padre Pio da Pietrelcina.*

* In tutti i cinquantotto anni della Sua stigmatizzazione, Padre Pio non
è stato, certamente, circonfuso dall'acre odore di acido fenico.
Tutt'altro: profumi di ogni tipo di fiore, specialmente di mammole,
violette e rose. Questa è la realtà vera di un uomo Segnato e Benedetto
da Dio col Sigillo delle stigmate. Ed il profumo non lo ha sentito solo
gente semplice, credulona. Il profumo è stato percepito, anche lontano
da San Giovanni Rotondo, da medici e professionisti, oltre che
scienziati. Questa è la verità. Ma qui ci sarebbe da dedicare moltissimo
spazio ed il tempo non lo permette.*

* Padre Pio è stato pedissequamente perseguitato dagli anni Venti in
poi, grazie alle belle informazioni di Padre Gemelli!!!*

* Ci sono centinaia di libri, scritti da giornalisti, scrittori, ed
uomini razionali, che mostrano questa tremenda realtà. Padre Pio è stato
perseguitato e la Sua santità rifulge eroicamente proprio nei lunghi
anni delle persecuzioni e delle reclusioni (Sì, è stato quasi recluso
nel convento di San Giovanni Rotondo dal 1931 al 1933 col divieto di
vedere chicchessia).*

* Le persecuzioni sono continuate fino a pochi anni dalla sua morte.
Eppure, nonostante Egli abbia subito tutto con spirito di obbedienza
alla Chiesa, è stato pedissequamente e sistematicamente perseguitato.
Eppure non un lamento è uscito dalle sue labbra: "Anche quando percuote,
la Chiesa è Madre", queste le sue parole. Questo il contrassegno della
sua sfolgorante santità.*

* Per quanto riguarda, invece, la presunta ostilità di Papa Giovanni
XXIII nei confronti di Padre Pio, basta citare quanto ha dichiarato
mons. Loris Capovilla, all'epoca segretario particolare del Papa Buono:
**“**Da parte di Giovanni XXIII non c’era alcun pregiudizio. Erano gli
uffici a trasmettere notizie negative su quanto accadeva a San Giovanni
Rotondo, e il Papa non poteva far altro che prenderne
atto**”(L'Avvenire, 27/10/2007).*

* Del resto la Storia della Chiesa è piena di episodi di incomprensione
tra santi e santi. Sono esseri umani, con difetti e virtù, seppure
erociamente vissute, di altri esseri umani. Basta ricordare al
rimprovero di Paolo, nei confronti di Pietro(Gal 2,14), ad una certa
incomprensione, se non proprio derisione, di San Camillo de Lellis da
parte di san Filippo Neri, e, per venire ai secoli nostri, all'eccessiva
severità di sant'Alfonso Maria de' Liguori nei confronti di san Gerardo
Majella.*

* Chi è Padre Pio da Pietrelcina? Solo chi non lo conosce può arrivare a
fargli ancora tanto male, dopo tutto quello che ha subito. Padre Pio è
un Santo. E' un grande Santo. Un mistico. Un uomo di Dio.*

* Donato Calabrese*

* *

giovedì 31 gennaio 2008

PADRE PIO E LA LOTTA CONTRO SATANA

Padre Pio e la lotta contro Satana

del Professor

Francesco Ugliano*

CAVA DE' TIRRENI (SALERNO) - Esiste davvero il Diavolo? Leggiamo l’epistolario di Padre Pio e potremo aggiornarci in lungo e in largo sul serio! Al suo confessore, Padre Agostino da Pietrelcina, il Santo, in data 18 gennaio 1912, così scriveva: “Barbablù non si vuole dare per vinto. Ha preso quasi tutte le forme. Da vari giorni in qua mi viene a visitare assieme con altri suoi satelliti armati di bastoni e di ordigni di ferro e quello che è peggio sotto le proprie forme. Chi sa quante volte mi ha gittato dal letto trascinandomi per la stanza. Ma pazienza! Gesù, la Mammina, l’Angioletto, San Giuseppe ed il padre San Francesco sono quasi sempre con me”. Esattamente un anno dopo, il 18 gennaio 1913, sempre al suo confessore, Padre Pio scriveva: “State a sentire quello che ebbi a soffrire poche sere fa da quegli impuri apostati. Era già notte avanzata, incominciarono il loro assalto con rumore indiavolato, e sebbene nulla vedessi in principio, capii però da chi era prodotto questo sì strano rumore indiavolato, e tutt’altro che spaventarmi, mi preparai alla pugna con un beffardo sorriso sulle labbra verso costoro. Allora sì che mi si presentarono sotto le più abominevoli forme e per farmi prevaricare incominciarono a trattarmi in guanti gialli; ma grazie al cielo, li strillai per bene, trattandoli per quello che valgono. Ed allorché videro andare in fumo i loro sforzi, mi si avventarono addosso, mi gettarono a terra, e mi bussarono forte, forte, buttando per aria guanciali, libri, sedie, emettendo gridi disperati e pronunziando parole estremamente sporche. Fortuna che le stanze vicine ed anche sotto la stanza dove mi trovavo io, sono disabitate”. Il dolcissimo Padre spesso veniva affrontato, bastonato, flagellato anche a sangue da schiere di “cosacci”. Numerose sono le sue testimonianze soprattutto ai suoi confessori. Ricordo il suo viso tumefatto a seguito di legnate ricevute nel corso di una notte. Mi era stata raccontata da alcuni amici la storia di quanto era accaduto in una delle solite lotte con Satana. Per avere la relativa conferma, approfittando di un incontro con lui, nella saletta del suo breve riposo, osai, facendomi coraggio, chiedergli: “Padre, che avete al viso?... Noto due protuberanze; siete caduto dal letto come hanno scritto sui giornali? Quando si cade dal letto se si batte la fronte sul pavimento ne va di mezzo il naso, ma voi avete due protuberanze, una sulla guancia destra e l’altra su quella sinistra, come si spiega ciò?”. Lui, sorridendo, rispose: “Figlio mio, una aveva avuta la sua, e l’altra per simpatia e per simmetria…”. Poi, come un bambino, mostrandomi il sopracciglio ferito, concluse: “Vedi! Ho avuto anche il punto”. E continuò a sorridere. Non esiste il Diavolo? Allora perché tante uccisioni, ogni giorno e in tante parti del mondo? E’ opera di angeli o, piuttosto, di belve feroci assetate di odio e di sangue? A volte penso che l’inferno si sarà svuotato davvero per conquistare, con i suoi eserciti, questo mondo impazzito di oggi! E allora? Il Santo Padre Benedetto XVI, donato al mondo dal buon Dio, da esperto timoniere della barca di Pietro, saprà sicuramente mettere in fuga mammona e i suoi adepti.



*Amico e figlio spirituale

di San Pio da Pietrelcina

http://www.papanews.it/dettaglio_approfondimenti.asp?IdNews=5466#a

domenica 27 gennaio 2008

ARTICOLI TRATTI DAL SITO
http://www.padrepio.catholicwebservices.com/index.htm

PADRE PIO-FENOMENO DEI PROFUMI

L'osmogenesi è un carisma posseduto da alcuni Santi. Tale carisma, in talune circostanze consentiva ai medesimi di far percepire a distanza o a chi gli stava vicino, profumi particolari.
Tali profumi vengono definiti odori di santità. Padre Pio era in possesso di tale carisma e tali fenomeni erano così frequenti per lui, che la gente comune era abituata a definirli come i Profumi di Padre Pio.
Spesso il profumo emanava dalla sua persona, dagli oggetti che toccava, dai suoi indumenti. Altre volte il profumo era percepibile nei luoghi in cui passava.

Un giorno un noto Medico aveva tolto dalla piaga del costato di Padre Pio una benda che era servita a tamponare il sangue e l'aveva chiusa in un astuccio per portarla nel suo laboratorio di Roma, per analizzarla. Durante il viaggio, un Ufficiale e altre persone che erano con lui dissero di sentire il profumo che di solito emanava Padre Pio. Nessuna di quelle persone sapeva che il dottore aveva nella borsa la benda intrisa del sangue del Padre. Il medico conservò quel panno nel suo studio, e lo strano profumo impregnò per lungo tempo l'ambiente, tanto che i pazienti che andavano per le visite chiedevano spiegazioni.




Fra Modestino raccontava: "Una volta mi trovavo in vacanza a San Giovanni Rotondo. Al mattino mi presentai in sacrestia per servire la Messa a Padre Pio, ma già c'erano altri che si disputavano questo privilegio. Padre Pio interruppe quel sommesso vociare dicendo - la Messa la serve solo lui - e indicò me. Nessuno parlò più, accompagnai il Padre all'altare di San Francesco e, chiuso il cancelletto iniziai a servire la Santa Messa in assoluto raccoglimento. Al "Sanctus" ebbi un improvviso desiderio di risentire quell'indescrivibile profumo che già tante volte avevo percepito nel baciare la mano di Padre Pio. Il desiderio fu subito esaudito. Un'ondata di tanto profumo mi avvolse. Aumentò sempre di più' fino a togliermi il respiro. Mi ressi con la mano alla balaustra per non cadere. Stavo per svenire e chiesi mentalmente a Padre Pio di evitarmi una brutta figura dinanzi alla gente. In quel preciso istante il profumo sparì. A sera, mentre l'accompagnavo alla cella, chiesi a Padre Pio spiegazioni sul fenomeno. Mi rispose: "Figlio mio, non sono io. È il signore che agisce. Lo fa sentire quando vuole e a chi vuole. Tutto avviene se e come piace a Lui."




Ero dietro allo sportello del confessionale dal quale vedevo Padre Pio che confessava dall'altro sportello - raccontava una signora. Mentre pensavo dentro di me che stavo per parlare ad un santo, fui inondata da un forte profumo di gigli. Ciò mi impressionò molto perché io alla storia dei profumi non avevo mai creduto. E così mi convinsi che i profumi di Padre Pio esistevano veramente.




Una signora di Bologna, di 24 anni, si era fratturata il braccio destro che, tre anni prima, era stato operato in seguito a un grave incidente. Dopo una nuova operazione seguita da un lungo e penoso trattamento, il chirurgo dichiarò al padre della ragazza che ella non avrebbe più ripreso l'uso del braccio, completamente anchilosato in seguito all'asportazione di una sezione della scapola, non essendo riuscito, disgraziatamente un innesto osseo. Desolati, padre e figlia, partono per San Giovanni Rotondo. Padre Pio li riceve, li benedice e dichiara: "Soprattutto niente disperazione! Confidate nel Signore! Il braccio guarirà. È la fine di luglio 1930. L'inferma ritorna a Bologna senza che si sia costatato il minimo miglioramento. Padre Pio si è dunque sbagliato! Non ci si pensa più e i mesi passano. Il 17 settembre, giorno delle stimmate di S. Francesco, improvvisamente l'appartamento in cui viveva la famiglia è invaso da un delizioso odore di giunchiglie e di rose. Questo dura un quarto d'ora circa, con grande stupore dei coinquilini che cercano invano l'origine di quegli effluvi. Da quel giorno la giovane riprese l'uso del braccio. Una radiografia, che ella conservava gelosamente, mostrava la rimessa a nuovo dell'osso e delle cartilagini.




Un uomo raccontava: "...un giorno, cedendo alle insistenze di mia moglie decisi di andare da Padre Pio. Non avevo più messo piede in una chiesa da ben venticinque anni, precisamente dal giorno del mio matrimonio. Sentii il bisogno di confessarmi, ma Padre Pio, appena gli comparvi davanti, senza nemmeno guardarmi, mi disse bruscamente: "Vattene!" - "Sono qui per confessarmi, mi dia l'assoluzione" - gli dissi rudemente. "Vattene, ho detto", mi rispose rudemente. Me ne andai. Attraversai di corsa la chiesa piccola e mi precipitai in albergo. Mia moglie, avendomi veduto uscire in quel modo, mi raggiunse in camera. - "Cosa è successo? Cosa fai?" - mi domandò. "Faccio la valigia e me ne vado". In quel momento un'ondata di profumo mi fece trasalire. Un profumo intenso, meraviglioso. Rimasi interdetto. Mi calmai all'istante. E all'istante sentii nascere in me un gran desiderio di tornare da Padre Pio. Ci tornai il giorno dopo, ma prima feci un accurato esame di coscienza. Padre Pio mi accolse benevolmente e mi dette l'assoluzione".




Racconta una signora: - Vittima di un incidente stradale, mio marito venne portato in fin di vita all'ospedale di Taranto. I medici disperavano di poterlo salvare. Nel recarmi a visitarlo, ogni giorno mi fermavo in preghiera davanti ad un monumento di Padre Pio eretto nei pressi del nosocomio. Il "Santo" un giorno, per darmi il segno che aveva accolto le mie suppliche, mi fece avvertire un meraviglioso profumo di gigli. Da quel momento le condizioni di mio marito sono migliorate e si sono avviate verso la completa guarigione.




Un signore di Toronto racconta: - Nel lontano 1947 mia moglie, gravemente ammalata, era ricoverata in una clinica di Roma per subire un delicatissimo intervento chirurgico. Partii alla volta di San Giovanni Rotondo, mi confessai da Padre Pio e, dopo aver ricevuto la sacramentale assoluzione, descrissi al Padre le condizioni di salute di mia moglie. Quindi aggiunsi: "Padre, mi aiuti a pregare!" In quell'istante avvertii un profumo delizioso e persistente che mi sorprese. Tornai a casa la sera tardi. Appena aprii il portone, avvertii nuovamente quello stesso profumo che avevo sentito accanto a Padre Pio e mi rincuorai fiducioso. Mia moglie subì l'operazione che, benché molto delicata, riuscì perfettamente. A lei raccontai l'esperienza meravigliosa vissuta e insieme ringraziammo il venerato Padre Pio, tra le lagrime di intensa e sincera commozione.




Due giovani sposi polacchi, residenti in Inghilterra, dovevano prendere una grave decisione. Umanamente parlando la situazione sembrava disperata. Che fare? Qualcuno parlò loro di Padre Pio. Gli scrissero. Nessuna risposta! Allora presero la decisione di andare a San Giovanni Rotondo, per domandare a viva voce aiuto e consiglio. Dall'Inghilterra alla Puglia, il tragitto è lungo! I viaggiatori fecero sosta a Berna e si domandarono con angoscia se valeva la pena di continuare. "Supponiamo che il Padre non ci riceva neppure!" Una sera stavano conversando, un pò tristi, in una camera di albergo di infima categoria: per economia avevano preso a pigione una soffitta. Era d'inverno e nevicava. Intirizziti dal freddo, scoraggiati, erano sul punto di decidersi a riprendere la via del ritorno, allorché d'improvviso si sentirono avvolti da un profumo squisito e forte, talmente piacevole, che furono riconfortati del tutto. la donna si mise ad ispezionare il cassettone, l'armadio a muro, per trovare la boccetta di profumo dimenticata da qualche viaggiatore distratto. Ricerche inutili! Poco dopo il profumo svanì e la camera tornò a esalare il solito odore di tanfo fetido e di muffa. Incuriositi, i due viaggiatori, interrogarono l'albergatore che sembrò cadere dalle nuvole. Era la prima volta che i clienti del suo albergo, che non profumava per nulla di acqua di rose, credevano di sentire del profumo. Nondimeno tutta questa avventura li rianimò e li confermò nel proposito di continuare il viaggio ad ogni costo. Arrivati a San Giovanni Rotondo, andarono subito da Padre Pio, che li ricevette a braccia aperte. Il giovane, che sapeva l'italiano, balbettò qualche scusa. - "Vi abbiamo scritto Padre, ma poiché non ci avete risposto..." - "Come non vi ho risposto? E quella sera all'albergo svizzero, non avete sentito nulla?...Con poche parole risolse le loro difficoltà e li congedò. Rapiti, traboccanti di gioia e di riconoscenza, essi capirono soltanto allora "quello strano modo di corrispondere" di Padre Pio con quelli che lo invocavano in loro soccorso.




Un signore conobbe Padre Pio per una serie di coincidenze abbastanza strane. "Sentii parlare per la prima volta di questo straordinario religioso subito dopo la guerra", racconta, "soprattutto da un amico che era giornalista come me. Poiché questi conosceva bene il Padre me ne parlava con un entusiasmo che a me sembrava perfino eccessivo. La mia prima reazione era di indifferenza ed incredulità, specialmente quando il mio amico mi raccontava di certi fenomeni, come i profumi di Padre Pio, che molti dicevano di sentire in luoghi molto lontani dal religioso. Ad un certo momento, però, cominciarono a capitare anche a me questi strani fatti. All'improvviso sentivo un intenso profumo di violette in luoghi insoliti, dove era impossibile che ci fosse. Il pensiero correva a Padre Pio, ma mi ribellavo, dicevo a me stesso che ero vittima di suggestioni. Un giorno il fenomeno si verificò anche mentre ero in vacanza con mia moglie. Ero andato alla stazione per spedire un espresso, e in quel luogo, che in genere è tutt'altro che profumato, sentii quell'inconfondibile profumo di violette. Mentre riflettevo su quel fatto, mia moglie disse: "Ma da dove viene questo profumo?" "Lo senti anche tu? Esclamai meravigliato. Allora le raccontai di Padre Pio, delle discussioni con il mio amico e di quel profumo che da tempo mi perseguitava. "Se fossi in te", disse mia moglie "partirei subito per San Giovanni Rotondo". Il giorno dopo eravamo in viaggio. Quando gli fummo davanti, il Padre mi disse: "Ah, ecco il nostro eroe; ce n'è voluto per farlo arrivare". Quello stesso giorno ebbi la possibilità di parlare con lui, e da quel momento la mia vita fu sconvolta.




Racconta un signore: "Alcuni anni fa venni colpito da infarto cardiaco. Mi venne consigliato di sottopormi a intervento chirurgico per migliorare la mia condizione di vita e decisi di entrare in ospedale per l'operazione. Era il mese di giugno 1991. Nel corso dell'operazione, di per sé riuscita, mi vennero applicati ben 4 by-pass. Purtroppo, al risveglio dall'anestesia, mi trovai paralizzato alla gamba e al braccio destro. L'amarezza fu grande, ma dopo il primo attimo di scoramento, la fede tornò a sostenermi e cominciai a pregare Padre Pio. La mia fiducia nel venerato Padre non venne delusa. Pregai facendo un triduo che la mia povera mamma, consigliava per casi disperati e, dopo tre giorni, nello stesso mattino in cui terminai il triduo, pur essendo circondato solo da altri ammalati, sentii aleggiare intorno a me un profumo intenso di mughetto. Quando questo profumò svanì, sentii un formicolio al piede destro e capii subito che le mie preghiere erano state esaudite".




Racconta una signora: - "Ero affetta da una grave forma di limitazione del campo visivo ad entrambi gli occhi, che mi faceva soffrire e vedere poco. Consultai diversi medici e dopo varie analisi mi fu diagnosticata un'avvenuta emorragia oculare irreversibile e un probabile tumore all'ipofisi. Ciò mi procurò tanta ansia e sofferenza; questo male, come dichiarò lo specialista non è suscettibile di guarigione. Di passaggio per Benevento volli raggiungere Pietrelcina, dove ebbi la fortuna di visitare i luoghi del venerato Padre Pio. Durante la visita in una delle ultime stanze che ospitarono il Padre, fui presa da commozione indicibile e, mentre pregavo per i miei familiari, avvertii un intenso profumo di incenso. Nel ritornare a Roma, in treno, meditai su ciò che era avvenuto e mi rammaricai di non aver pregato Padre Pio per i miei occhi malati. Chiesi subito, con fede, il suo intervento. L'aiuto del Padre non si fece attendere: migliorai progressivamente e dopo poco tempo riebbi totalmente la vista. Lo specialista che mi visitò, registro meravigliato il totale recupero del campo visivo avvenuto misteriosamente".




Un signore di Canicattì racconta: - "All'inizio del 1953, mia moglie, fin dai primi mesi di gravidanza, fu colpita da una grave forma di nefrite. La sua vita e quella del nascituro, a dire dei medici, correvano seri pericoli. Nessuna cura si rivelò efficace. Il 3 maggio, disperato, scrissi una lettera a Padre Pio chiedendo l'aiuto delle sue preghiere. Dopo qualche giorno, sia io che mia moglie, contemporaneamente, ma in stanze diverse, avvertimmo un misterioso odore di rose. In quel preciso istante bussò alla porta di casa il postino e ci consegnò una lettera, spedita dal convento di San Giovanni Rotondo, in cui leggemmo che Padre Pio avrebbe pregato per mia moglie e per la creatura che portava in grembo. L'indomani ricorremmo ad un nuovo esame di laboratorio che, con sorpresa indicibile, decretò l'improvvisa scomparsa della nefrite."




Un noto avvocato devoto di Padre Pio racconta: - "Una volta ero nella chiesa vecchia del convento ad ascoltare la Messa, la lunga Messa di Padre Pio e, proprio all'elevazione dell'Ostia, mi distrassi pensando ad altro, restando in piedi, unico in mezzo alla folla di fedeli inginocchiati. Improvvisamente fui colpito da un penetrante odore di viole che mi fece tornare alla realtà e guardandomi intorno, mi chinai anch'io col ginocchio per terra ma senza pensare allo strano profumo. Come al solito, dopo la funzione religiosa, mi recai a salutare il Padre che mi accolse con questa battuta: "Che, oggi eri nu poco stunato 'ncapa?" - "Si Padre, oggi sono stato un pò distratto. Fortunatamente mi ha svegliato il vostro profumo..." - "Ma quale profumo, per te ci vogliono e paccari...(gli schiaffi)".




Un impiegato siciliano, dopo la sua conversione volle confessarsi da Padre Pio, che gli tenne la mano destra stretta tra le sue. L’impiegato racconta che quando arrivò a Foggia notò che la mano destra aveva un profumo che non aveva la sinistra. Era lo stesso profumo che lui sentiva quando era vicino a Padre Pio. Il profumo non scompariva nemmeno quando lui si lavava le mani. Siccome Padre Pio gli aveva dato una penitenza della durata di due mesi, in tutto quel periodo un identico profumo gli saliva dal petto al naso ed era così bello che si sentiva inebriato. Qualche volta il profumo scompariva ed allora lui provava a suggestionarsi per sentirlo ma senza alcun risultato. Poi, finita la penitenza, il profumo svanì.




Frate Ludovico da San Giovanni Rotondo assicura che “Padre Pio lasciava una scia di profumo, quando passava per i vari locali del convento.

Padre Federico attesta: “Qualche volta, per sapere dove stava Padre Pio, bastava seguire la scia del profumo.




Il Signor Piero racconta: “Mentre viaggiavo in macchina, andando a velocità piuttosto sostenuta, avvertii un’ondata di profumo. Mi ricordai che un giorno avevo chiesto a Padre Pio il significato di quel fenomeno ed il Santo mi aveva risposto: “Figlio mio, quando lo senti, stai attento”. In quell’attimo rallentai ma non potei evitare di uscire fuori strada. Mi andò bene però, senza danni alla mia persona.

PòADRE PIO E GLI ANGELI CUSTODI

Un italo-americano residente in California, incaricava spesso il suo Angelo Custode di riferire a Padre Pio ciò che riteneva utile fargli sapere. Un giorno, dopo la confessione, chiese al Padre se sentiva veramente quello che gli diceva tramite l'angelo. "E che" - rispose Padre Pio - "mi credi sordo?" E Padre Pio gli ripeté quello che pochi giorni prima gli aveva fatto sapere tramite il suo Angelo.




Padre Lino raccontava. Stavo pregando il mio Angelo Custode perché intervenisse presso Padre Pio a favore di una signora che stava molto male, ma mi sembrava che le cose non mutassero affatto. Padre Pio, ho pregato il mio Angelo Custode perché le raccomandasse quella signora - gli dissi appena lo vidi - è possibile che non l'abbia fatto? - "E cosa credi, che sia disobbediente come me e come te?




Padre Eusebio raccontava. Stavo andando a Londra in aereo, contro il consiglio di Padre Pio che non voleva che usassi questo mezzo di trasporto. Mentre sorvolavamo il canale della Manica una violenta tempesta mise l'aereo in pericolo. Tra il terrore generale recitai l'atto di dolore e, non sapendo cosa altro fare, mandai a Padre Pio l'Angelo Custode. Tornato a San Giovanni Rotondo andai dal Padre. "Guagliò "- mi disse - "Come stai? È andato tutto bene?" - "Padre ci stavo rimettendo la pelle" - "E allora perché non obbedisci? - "Ma le ho mandato l'Angelo Custode..." - "E meno male che è arrivato in tempo!"




Un avvocato di Fano stava tornando a casa da Bologna. Era al volante della sua 1100 nella quale si trovavano anche sua moglie e i suoi due figli. Ad un certo punto, sentendosi stanco, avrebbe voluto chiedere di essere sostituito alla guida, ma il figlio maggiore, Guido, stava dormendo. Dopo qualche chilometro, nei pressi di San Lazzaro, si addormentò anche lui. Quando si svegliò si accorse di trovarsi ad un paio di chilometri da Imola. Fuori da sé dallo spavento urlò: "chi ha guidato la macchina? È successo niente?"... - No - gli risposero in coro. Il figlio maggiore, che era al suo fianco si svegliò e disse di aver dormito saporitamente. La moglie e il figlio minore, increduli e meravigliati, dissero di aver constatato un modo di guidare diverso dal solito: a volte l'auto era per finire contro altri veicoli ma all'ultimo momento, li evitava con delle manovre perfette. Anche la maniera di prendere le curve era diversa. "Soprattutto" diceva la moglie "ci ha colpito il fatto che tu sei rimasto immobile per molto tempo e non hai più risposto alle nostre domande..."; "Io - la interruppe il marito - non potevo rispondere perché dormivo. Io ho dormito per quindici chilometri. Non ho veduto e non ho sentito niente perché dormivo... . Ma chi ha guidato l'auto? Chi ha impedito la catastrofe?... Dopo un paio di mesi l'avvocato si recò a San Giovanni Rotondo. Padre Pio, appena lo vide, mettendogli una mano sulla spalla, gli disse: "Tu dormivi e l'Angelo Custode ti guidava la macchina". Il mistero fu svelato.




Una figlia spirituale di Padre Pio percorreva una strada di campagna che l'avrebbe portata al Convento dei cappuccini dove ad attenderla c'era lo stesso Padre Pio. Era una di quelle giornate invernali, imbiancate dalla neve dove i grossi fiocchi che venivano giù, rendevano ancora più difficile il cammino. Lungo la strada, totalmente innevata, la signora ebbe la certezza che non sarebbe arrivata in tempo all'appuntamento col frate. Piena di fede, incaricò il suo Angelo Custode di avvisare Padre Pio che a causa del maltempo sarebbe arrivata al convento con notevole ritardo. Giunta al convento poté constatare con enorme gioia che il frate l'attendeva dietro ad una finestra, da dove, sorridendo, la salutava.




A volte il Padre, in sagrestia, si fermava e salutava anche baciando qualche amico o figlio spirituale ed io, raccontava un uomo, guardando con santa invidia quel fortunato, dicevo tra me: "Beato lui!...Se fossi io al suo posto! Beato! Beato lui! Il 24 dicembre 1958 sono in ginocchio, ai suoi piedi, per la confessione. Al termine, lo guardo e, mentre il cuore batte per l'emozione, oso dirgli: "Padre, oggi è Natale, posso fare gli auguri dandovi un bacio? E lui, con una dolcezza che non si può descrivere con la penna ma soltanto immaginare, mi sorride e: "Sbrigati, figlio mio, non farmi perdere tempo!" Anche lui mi abbracciò. Lo baciai e come un uccello, giulivo, spiccai il volo verso l'uscita ripieno di delizie celesti. E che dire delle botte sulla testa? Ogni volta, prima di ripartire da San Giovanni Rotondo, desideravo un segno di particolare predilezione. Non solo la sua benedizione ma anche due colpetti sulla testa come due paterne carezze. Devo sottolineare che mai mi fece mancare ciò che, come un bambino, manifestavo di voler ricevere da lui. Una mattina, eravamo in molti nella sagrestia della chiesetta piccola e mentre padre Vincenzo a voce alta esortava, con la sua solita severità, dicendo: "non spingete...non stringete le mani del Padre...fatevi indietro!", io quasi sconfortato, tra me ripetevo: "Partirò, questa volta senza le botte sulla testa". Non volli rassegnarmi e pregai il mio Angelo Custode di fare il messaggero e di ripetere a Padre Pio testualmente: "Padre, io parto, desidero la benedizione e le due botte sulla testa, come sempre. Una per me e l'altra per mia moglie". "Fate largo, fate largo", ripeteva ancora padre Vincenzo mentre Padre Pio cominciava a camminare. Io ero in ansia. Lo guardavo con un senso di tristezza. Ed eccolo, mi si avvicina, mi sorride ed ancora una volta i due colpetti ed anche la mano mi fa baciare. - "Ne darei tanti di botte a te, ma tante!". Così ebbe a dirmi la prima volta.




Una donna era seduta sul piazzale della chiesa dei cappuccini. La Chiesa era chiusa. Era tardi. La donna pregava col pensiero, e ripeteva col cuore: "Padre Pio, aiutami! Angelo mio, va a dire al Padre che mi venga in aiuto, altrimenti mia sorella muore!". Dalla finestra di sopra, sentì la voce del Padre: "Chi mi chiama a quest'ora? Che cosa c'é? La donna disse della malattia della sorella, Padre Pio si recò in bilocazione e guarì la malata.




Un tizio disse a Padre Pio: - Io non posso venire sempre da voi. Il mio stipendio non mi permette spese per viaggi così lunghi - Padre Pio rispose: "E chi ti ha detto di venire qui? Non hai il tuo Angelo Custode? Gli dici cosa vuoi, lo mandi qua, ed avrai subito la risposta".




Quando Padre Pio era un giovane sacerdote scriveva al suo confessore dicendo: "la notte ancora al chiudersi degli occhi, vedo abbassarsi il velo ed aprirmisi dinanzi il Paradiso. E allietato da questa visione, dormo con un sorriso di dolce beatitudine sulle labbra e con una perfetta calma sulla fronte aspettando che il piccolo compagno della mia infanzia venga a svegliarmi e così sciogliere insieme le lodi mattutine al diletto dei nostri cuori".




Padre Alessio un giorno si avvicinò a Padre Pio con delle lettere in mano per chiedergli delle cose e il Padre gli disse brusco: "Uagliò, non vedi che ho da fare? Lasciami in pace". Rimase male. Si ritirò in disparte mortificato. Padre Pio se ne accorse e dopo un pò lo chiamo e gli disse: "Non hai visto tutti quegli Angeli che erano qui intorno? Erano Angeli Custodi dei miei figli spirituali che venivano a portarmi i loro messaggi. Dovevo dare loro le risposte da riferire".




Un dottore chiese a Padre Pio: "Tanti Angeli sono sempre vicino a lei. Non le danno fastidio?" - "No" rispose il Padre con semplicità - "sono così obbedienti".




Ad una persona disse: "Per la tua mamma pregheremo, perché l'Angelo Custode le faccia compagnia".




Si direbbe - diceva uno dei figli spirituali del Padre - che Padre Pio ascolti sempre quelli che lo chiamano. Una sera, molti parlavano del Padre appena arrivati a San Giovanni Rotondo. Ingenuamente ricapitolavano le grazie che volevano chiedergli e incaricavano i loro Angeli Custodi di fargliele presenti al più presto. L'indomani, dopo la Messa, Padre Pio li rimproverò giustamente: "Birichini! Neanche la notte mi lasciate tranquillo!", il sorriso smentiva le parole. Essi si seppero esauditi.




Ma voi, Padre, sentite quello che l'Angelo vi dice? Chiese una persona. E Padre Pio: "E cosa credi, che Egli sia disubbidiente come te? Mandami l'Angelo Custode".




È inutile che mi scrivi, perché non posso rispondere. Mandami l'Angelo, sempre. Penserò a tutto.




L'Angelo mi ha riferito delle frasi che mi hanno fatto comprendere la tua sfiducia.




Invoca il tuo Angelo Custode, che ti illuminerà e ti guiderà. Il Signore te lo ha messo vicino appunto per questo. Perciò serviti di lui.




E se la missione del nostro Angelo Custode e grande, quella del mio è di certo più grande, dovendomi fare anche da maestro nella spiegazione di altre lingue.




Manda l'Angelo Custode che non paga il treno e non consuma le scarpe.




Per le persone sole c'é l'Angelo Custode.

PADRE PIO E L'ESPERIENZA CON IL DIAVOLO

Il demonio esiste ed il suo ruolo attivo non appartiene al passato né può essere recluso negli spazi della fantasia popolare. Il diavolo, infatti, continua ad indurre al peccato proprio oggi.
Per tale ragione l'atteggiamento del discepolo di Cristo di fronte a Satana deve essere di vigilanza e di lotta e non di indifferenza.
La mentalità del nostro tempo purtroppo, ha relegato la figura del diavolo nella mitologia e nel folclore. Il Baudelaire affermava, giustamente che IL CAPOLAVORO DI SATANA, NELL'ERA MODERNA, E' DI NON FAR CREDERE NELLA SUA ESISTENZA. Di conseguenza non è facile immaginare che satana abbia dato prova della sua esistenza allorquando è stato costretto ad uscire allo scoperto per affrontare Padre Pio in "aspri combattimenti".
Tali battaglie, così come è riportato nella corrispondenza epistolare del venerato frate con i suoi direttori spirituali, erano dei veri e propri combattimenti all'ultimo sangue.



Uno dei primi contatti che Padre Pio ha avuto con il principe del male, risale al 1906 quando Padre Pio ritornò nel convento di Sant'Elia a Pianisi. Una notte d'estate non riusciva a prendere sonno per l'afa soffocante. Dalla stanza accanto gli arrivava il rumore del passo di un uomo che andava su e giù. "Il Povero Anastasio non può dormire come me" penso Padre Pio. "Voglio chiamarlo almeno si discorre un pò ". Andò alla finestra e chiamò il compagno ma la voce gli restò strozzata in gola: sul davanzale della finestra vicina si affacciò un mostruoso cane. Così raccontava lo stesso Padre Pio: "dalla porta con terrore vidi entrare un grosso cane, dalla cui bocca usciva tanto fumo. Caddi riverso sul letto e udii che diceva: "è iss, è isso" - mentre ero in quella postura, vidi l'animalaccio spiccare un salto sul davanzale della finestra, da qui lanciarsi sul tetto di fronte, per poi sparire".




Le tentazioni di satana miranti a far prevaricare il serafico padre si manifestavano in ogni modo. Il Padre Agostino ci confermava che satana appariva sotto le forme più svariate: "sotto forma di giovinette ignude che lascivamente ballavano; in forma di crocifisso; sotto forma di un giovane amico dei frati; sotto forma del Padre Spirituale, o del Padre Provinciale; di quella di Papa Pio X e dell'Angelo Custode; di San Francesco; di Maria Santissima, ma anche nelle sue fattezze orribili, con un esercito di spiriti infernali. A volte non c'era nessuna apparizione ma il povero Padre veniva battuto a sangue, straziato con rumori assordanti, riempito di sputi ecc. . Egli riusciva a liberarsi da queste aggressioni invocando il nome di Gesù.




Le lotte fra Padre Pio e Satana si inasprivano con la liberazione dei posseduti. Più di una volta - raccontava Padre Tarcisio da Cervinara - prima di andare via da un corpo di un posseduto, il Maligno ha gridato: "Padre Pio ci dai più fastidio tu che San Michele". Ed anche: "Padre Pio, non ci strappare le anime e noi non ti molesteremo".


Ma vediamo come lo stesso Padre Pio descrive nelle lettere inviate ai suoi direttori spirituali, gli assalti di satana.

Lettera a padre Agostino, del 18 gennaio 1912 :"...Barbablù non si vuole dare per vinto. Ha preso quasi tutte le forme. Da vari giorni in qua mi viene a visitare assieme con altri suoi satelliti armati di bastoni e di ordigni di ferro e quello che è peggio, sotto le proprie forme. Chi sa quante volte mi ha gittato dal letto trascinandomi per la stanza. Ma pazienza! Gesù, la Mammina, l'Angioletto, San Giuseppe ed il padre San Francesco sono quasi sempre con me".

(PADRE PIO DA PIETRELCINA: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni - Edizioni "Padre Pio da Pietrelcina" Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo - FG)




Lettera a padre Agostino del 5 novembre 1912

"Babbo carissimo, anche questa seconda vostra lettera, per permissione di Dio, ha ottenuto la stessa sorte di quella precedente. Son certo che a quest'ora il padre Evangelista vi abbia già tenuto informato della nuova fase di guerra che mi muovono quegl'impuri apostati. Costoro, babbo mio, non potendo vincere la mia costanza nel riferirvi le loro insidie, si sono appigliati a quest'altro estremo, vorrebbero indurmi nelle loro reti col privarmi dei vostri consigli, che voi mi venite suggerendo per mezzo delle vostre lettere, unico mio conforto; ed io a gloria di Dio ed a loro confusione lo sopporterò... - ...Non vi dico poi in che modo mi vanno percotendo quei disgraziati. Certe volte mi sento presso a morire. Sabato mi sembrò che mi volessero proprio finire, non sapevo più a qual santo votarmi; mi rivolgo al mio angelo e dopo d'essersi fatto aspettare per un pezzo eccolo infine aleggiarmi intorno e con la sua angelica voce cantava inni alla divina Maestà. Successe una di quelle solite scenate; lo sgridai aspramente d'essersi fatto così lungamente aspettare, mentre io non avevo mancato di chiamarlo in mio soccorso; per castigo, non volevo guardarlo in viso, volevo allontanarmi, volevo sfuggirlo, ma egli poverino mi raggiunse quasi piangendo, mi acciuffa, finché sollevato lo sguardo, lo fissai in volto e lo trovai tutto dispiaciuto". PADRE PIO DA PIETRELCINA: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni - Edizioni "Padre Pio da Pietrelcina" Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo - FG)




Lettera a padre Agostino del 18 novembre 1912

..."il nemico non vuole quasi abbandonarmi più, mi bussa continuamente. Egli cerca di avvelenarmi la vita con le sue infernali insidie. Si dispiace sommamente perché io ve le narro. Mi va suggerendo di tralasciare di narrarvi ciò che passa fra me e lui, e mi insinua di narrarvi piuttosto le buone visite; essendo, dice lui, le sole che possono piacervi ed edificare. - ...l'arciprete, reso consapevole della battaglia di quegl'impuri apostati, intorno a ciò che riguarda le vostre lettere, mi consigliò che alla prima vostra lettera che mi fosse pervenuta, l'andassi ad aprire da lui. Così feci nel ricevere la vostra ultima. Ma aperta che l'ebbimo la trovammo tutta imbrattata d'inchiostro. Sarà stata anche questa una vendetta di Barbablù? Non posso mai credere che così l'abbiate spedita, anche perché vi è nota la mia cecaggine. Le lettere scritte in principio sembrano illeggibili, ma dietro che vi ponemmo sopra il Crocifisso si fece un pò di luce tanto da potersi leggere, sebbene a stento..."

PADRE PIO DA PIETRELCINA: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni - Edizioni "Padre Pio da Pietrelcina" Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo - FG)




Lettera a padre Agostino del 13 febbraio 1913

..."oramai sono sonati ventidue giorni continui che Gesù permette a costoro di sfogare la loro ira su di me. Il mio corpo, padre mio, è tutto ammaccato per le tante percosse che ha contato fino al presente per mano dei nostri nemici. Più di una volta sono giunti a togliermi perfino la camicia e percuotermi in tale stato"...

(PADRE PIO DA PIETRELCINA: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni - Edizioni "Padre Pio da Pietrelcina" Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo - FG)




Lettera a padre Benedetto del 18 marzo 1913

..."Quei cosacci non cessano di percuotermi e di sbalzarmi alle volta anche dal letto, giungendo fino a togliermi la camicia e percuotermi in tale stato. Ma oramai non mi fanno più timore. Gesù è sempre amoroso verso di me, giungendo fin anche alle volte ad alzarmi da terra ed adagiarmi sul letto..."

(PADRE PIO DA PIETRELCINA: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni - Edizioni "Padre Pio da Pietrelcina" Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo - FG)




Satana oltrepassò tutti i limiti della provocazione presentandosi a Padre Pio sotto la veste di un penitente. Questa la testimonianza diretta di Padre Pio: "Una mattina, mentre stavo confessando gli uomini, mi si presenta un signore, alto, snello, vestito con una certa raffinatezza e dai modi garbati, gentili. Comincia a confessare i suoi peccati che erano di ogni genere: contro Dio, contro il prossimo, contro la morale. Tutti aberranti! Mi colpì una cosa. Per tutte le accuse, dopo la mia riprensione, fatta adducendo come prova la Parola di Dio, il Magistero della Chiesa, la morale dei Santi, l'enigmatico penitente controbatteva le mie parole giustificando, con estrema abilità e ricercatissimo garbo, ogni genere di peccato svuotandolo di qualsiasi malizia e cercando allo stesso tempo di rendere normali, naturali, umanamente comprensibili tutti gli atti peccaminosi. E questo non solo per i peccati che erano raccapriccianti contro Dio, la Madonna, i Santi - che indicava con perifrasi irriverenti senza mai nominarli - ma anche per i peccati che erano moralmente tanto sporchi e rozzi da toccare il fondo della più stomachevole cloaca. Le risposte che dava di volta in volta alle mie argomentazioni con abile sottigliezza ed ovattata malizia mi impressionavano. Tra me e me mi domandai: chi è costui? Da che mondo viene? Chi sarà mai? E cercavo di fissarlo bene in volto per leggere qualcosa tra le piaghe del suo viso. Nello stesso tempo aguzzavo le orecchie ad ogni sua parola in modo che nessuna di esse mi sfuggisse per soppesarle in tutta la loro portata. Ad un certo momento per una luce interiore vivida e fulgida percepii chiaramente chi era colui che mi stava dinanzi. Con tono deciso ed imperioso gli dissi: "di Viva Gesù, Viva Maria!" Appena pronunziati questi soavissimi e potentissimi nomi, Satana sparì all'istante in un guizzo di fuoco lasciando dietro di se un insopportabile irrespirabile fetore".




Allo stesso episodio è probabilmente rapportabile la seguente testimonianza di don Pierino, un sacerdote figlio spirituale di Padre Pio: "Una mattina Padre Pio confessava, era riservato da due tende. Dal centro dove le tendine non combaciavano perfettamente, riuscivo a vedere Padre Pio. Gli uomini, seguendo le prenotazioni, erano disposti da un lato, tutti in fila indiana. Io dal posto dove mi trovavo, recitavo il Breviario e, a tratti, alzavo lo sguardo per vedere il Padre. Sotto lo stipite della porticina, a destra della Chiesetta, sbucò un uomo robusto, bello, dagli occhi piccoli e neri, capelli brizzolati, dalla giacca scura e pantaloni rigati. Volevo non distrarmi e continuare a recitare il breviario ma una voce interiore mi ingiunse: "Fermati e guarda!" Mi fermai ed osservai. Senza attendere il suo turno, dopo qualche passo avanti e indietro, quell'uomo si fermò proprio davanti alla congiuntura delle tendine e, mentre il penitente si alzava dall'inginocchiatoio per uscire dalle tende, si infilò subito fra di esse rimanendo diritto in piedi, davanti a Padre Pio, che, da quel momento, non riuscii più a vedere. Dopo alcuni minuti, vidi ancora quell'uomo scomparire, a gambe divaricate, sotto il pavimento, mentre sulla sedia, dove era seduto il Padre, non vedevo più Padre Pio, ma Gesù, giovane, biondo e bello, tirato un tantino all'indietro sulla spalliera della sedia, intento a guardare fisso quell'uomo che sprofondava giù. Vidi di nuovo il Padre che, venendo dall'alto, tornava a sedersi al suo posto, mentre le sue sembianze si fondevano con quelle di Gesù; Poi vidi solo il Padre seduto. E subito sentii il suo vocione: "Giovanotti, vi volete sbrigare?" Il fatto passò inosservato agli uomini che attendevano, i quali ripresero subito il turno.

PADRE PIO-LE APPARIZIONI

Le apparizioni cominciarono già in tenera età. Il piccolo Francesco non ne parlava perché credeva che fossero cose che accadevano a tutte le anime. Le apparizioni erano di Angeli, di Santi, di Gesù, della Madonna, ma alle volte, anche di demoni. Negli ultimi giorni di dicembre 1902, mentre stava meditando sulla sua vocazione, Francesco ebbe una visione. Ecco come la descrisse, diversi anni dopo, al suo confessore (nella lettera usa la terza persona): "Francesco vide al suo fianco un uomo maestoso di rara bellezza, splendente come il sole, che presolo per la mano lo incoraggiò con il preciso invito: "Vieni con me perché ti conviene combattere da valoroso guerriero". Fu condotto in una spaziosissima campagna, tra una moltitudine di uomini divisa in due gruppi: da una parte uomini dal volto bellissimo e ricoperti di vesti bianche, candide come la neve, dall'altra uomini di orrido aspetto e vestiti di abiti neri a guisa di ombre oscure. Il giovane collocato fra quelle due ali di spettatori, si vide venire incontro un uomo di smisurata altezza da toccare con la fronte le nuvole, con un volto orrido. Il personaggio splendete che aveva al fianco lo esortò a battersi con il personaggio mostruoso. Francesco pregò di venire risparmiato dal furore dello strano personaggio, ma quello luminoso non accettò: "Vana è ogni tua resistenza, con questo conviene azzuffarti". Fatti animo, entra fiducioso nella lotta, avanzati coraggiosamente che io ti sarò dappresso; ti aiuterò e non permetterò che egli ti abbatta". Lo scontro fu accettato e risultò terribile. Con l'aiuto del personaggio luminoso sempre vicino, Francesco ebbe le maglio e vinse. Il personaggio mostruoso, costretto a fuggire, si trascinò dietro quella gran moltitudine di uomini di orrido aspetto, fra urla, imprecazioni e grida da stordire. L'altra moltitudine di uomini dal vaghissimo aspetto, sprigionò voci di plauso e di lodi verso colui che aveva assistito il povero Francesco, in sì aspra battaglia. Il personaggio splendido e luminoso più' del sole, pose sulla testa di Francesco vittorioso una corona di rarissima bellezza, che vano sarebbe descriverla. La corona venne subito ritirata dal personaggio buono il quale precisò: "Un'altra più bella ne tengo per te riservata. Se tu saprai lottare con quel personaggio col quale or ora hai combattuto. Egli tornerà sempre all'assalto... ; combatti da valoroso e non dubitare nel mio aiuto...non ti spaventi la di lui molestia, non paventare della di lui formidabile presenza... . Io ti sarò vicino, io ti aiuterò sempre, affinché tu riesca a prostrarlo". Tale visione fu seguita, poi, da reali scontri col maligno. Padre Pio sostenne infatti numerosi scontri contro il "nemico delle anime" nell'arco della sua vita, con il proposito di strappare le anime dai lacci di satana.




Una sera Padre Pio stava riposando in una stanza, al pianterreno del convento, adibita a foresteria. Era solo e si era da poco disteso sulla branda quando, improvvisamente, ecco comparirgli un uomo avvolto in un nero mantello a ruota. Padre Pio, sorpreso, alzandosi, chiese all'uomo chi fosse e che cosa volesse. Lo sconosciuto rispose di essere un 'anima del Purgatorio. "Sono Pietro Di Mauro. Sono morto in un incendio, il 18 settembre 1908, in questo convento adibito, dopo l'espropriazione dei beni ecclesiastici, ad un ospizio per vecchi. Morii fra le fiamme, nel mio pagliericcio, sorpreso nel sonno, proprio in questa stanza. Vengo dal Purgatorio: il Signore mi ha concesso di venirvi a chiedere di applicare a me la vostra Santa Messa di domattina. Grazie a questa Messa potrò entrare in Paradiso". Padre Pio assicurò che avrebbe applicato a lui la sua Messa...ma ecco le parole di Padre Pio: "Io, volli accompagnarlo alla porta del convento. Mi resi pienamente conto di aver parlato con un defunto soltanto quando usciti nel sagrato, l'uomo che era al mio fianco, scomparve improvvisamente". Devo confessare che rientrai in convento alquanto spaventato. A padre Paolino da Casacalenda, Superiore del convento, al quale non era sfuggita la mia agitazione, chiesi il permesso di celebrare la Santa Messa in suffragio di quell'anima, dopo, naturalmente, avergli spiegato quanto accaduto". Qualche giorno dopo, Padre Paolino, incuriosito, volle fare qualche controllo. recatosi all'anagrafe del comune di San Giovanni Rotondo, richiese ed ottenne il permesso di consultare il registro dei deceduti nell'anno 1908. Il racconto di Padre Pio, corrispondeva a verità. Nel registro relativo ai decessi del mese di settembre, padre Paolino rintracciò il nome, il cognome e la causale della morte: "In data 18 settembre 1908, nell'incendio dell'ospizio è perito Pietro di Mauro, fu Nicola".




La signora Cleonice Morcaldi di San Giovanni Rotondo, figlia spirituale tanto cara al Padre, ad un mese dalla morte della mamma, si sentì dire da Padre Pio al termine della confessione: "Stamattina la tua mamma è volata in Paradiso, l'ho veduta mentre stavo celebrando la Messa".




Quest'altro episodio venne raccontato da Padre Pio a Padre Anastasio. "Una sera, mentre, solo, ero in coro a pregare, sentii il fruscio di un abito e vidi un giovane frate trafficare all'altare maggiore, come se spolverasse i candelabri e sistemasse i portafiori. Convinto che a riordinare l'altare fosse fra Leone, poiché era l'ora della cena, mi accosto alla balaustra e gli dico: "Fra Leone, vai a cenare, non è tempo di spolverare e aggiustare l'altare". Ma una voce, che non era quella di Fra Leone mi risponde": "Non sono fra Leone", "e chi sei?", chiedo io. "Sono un vostro confratello che qui fece il noviziato. L'ubbidienza mi dette l'incarico di tenere pulito e ordinato l'altare maggiore durante l'anno di prova. Purtroppo più volte mancai di rispetto a Gesù sacramentato passando davanti all'altare senza riverire il Santissimo conservato nel tabernacolo. Per questa grave mancanza, sono ancora in Purgatorio. Ora il Signore, nella sua infinita bontà, mi manda da voi perché siate voi a stabilire fino a quando dovrò soffrire in quelle fiamme di amore. Mi raccomando..." - " Io credendo di essere generoso verso quell'anima sofferente, esclamai: "vi starai fino a domattina alla Messa conventuale". Quell'anima urlò: "Crudele! Poi cacciò un grido e spari". Quel grido lamento mi produsse una ferita al cuore che ho sentito e sentirò tutta la vita. Io che per delega divina avrei potuto mandare quell'anima immediatamente in Paradiso, la condannai a rimanere un'altra notte nelle fiamme del Purgatorio".




Le apparizioni per Padre Pio, potevano considerarsi quotidiane, tanto da consentire al frate cappuccino di vivere contemporaneamente in due mondi: uno visibile ed uno invisibile, sovrannaturale.




Lo stesso Padre Pio, confessava nelle sue lettere al suo direttore spirituale, alcune esperienze: Lettera a Padre Agostino del 7 aprile 1913 :"Mio carissimo Padre, venerdì mattina ero ancora a letto, quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mi mostrò una grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici, di questi chi stava celebrando, chi si stava parando e chi si stava svestendo dalle sacre vesti. La vista di Gesù in angustie mi dava molta pena, perciò volli domandargli perché soffrisse tanto. Nessuna risposta n'ebbi. Però il suo sguardo mi portò verso quei sacerdoti; ma poco dopo, quasi inorridito e come se fosse stanco di guardare, ritirò lo sguardo ed allorché lo rialzò verso di me, con grande mio orrore, osservai due lagrime che gli solcavano le gote. Si allontanò da quella turba di sacerdoti con una grande espressione di disgusto sul volto, gridando: "Macellai! E rivolto a me disse": "Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore, no; io sarò per cagione delle anime da me più beneficiate, in agonia sino alla fine del mondo. Durante il tempo dell'agonia, figlio mio, non bisogna dormire. L'anima mia va in cerca di qualche goccia di pietà umana, ma ahimè mi lasciano solo sotto il peso della indifferenza. L'ingratitudine ed il sonno dei miei ministri mi rendono più gravosa l'agonia. Ahimè come corrispondono male al mio amore! Ciò che più mi affligge e che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l'incredulità. Quante volte ero li per li per fulminarli, se non fossi stato trattenuto dagli angioli e dalle anime di me innamorate... Scrivi al padre tuo e narragli ciò che hai visto ed hai sentito da me questa mattina. Digli che mostrasse la tua lettera al padre provinciale..." Gesù continuò ancora, ma quello che disse non potrò giammai rivelarlo a creatura alcuna di questo mondo".

(PADRE PIO DA PIETRELCINA: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni - Edizioni "Padre Pio da Pietrelcina" Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo - FG)




Lettera a Padre Agostino del 13 febbraio 1913: "...Non temere io ti farò soffrire, ma te ne darò anche la forza - mi va ripetendo Gesù. - Desidero che l'anima tua con quotidiano occulto martirio sia purificata e provata; non ti spaventare se io permetto al demonio di tormentarti, al mondo di disgustarti, perché niente prevarrà contro coloro che gemono sotto la croce per amore mio e che io mi sono adoperato per proteggerli. "

(PADRE PIO DA PIETRELCINA: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni - Edizioni "Padre Pio da Pietrelcina" Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo - FG)




Lettera a padre Agostino del 18 novembre 1912: "...Gesù, la sua diletta Madre, l'Angiolino con gli altri mi vanno incoraggiando, non tralasciando di ripetermi che la vittima, per dirsi tale, bisogna che perda tutto il suo sangue".

(PADRE PIO DA PIETRELCINA: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni - Edizioni "Padre Pio da Pietrelcina" Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo - FG)




Lettera a padre Agostino del 12 marzo 1913: "...Sentite, padre mio, i giusti lamenti del nostro dolcissimo Gesù: "Con quanta ingratitudine viene ripagato il mio amore per gli uomini! Sarei stato meno offeso da costoro se li avessi amati di meno. Mio padre non vuole più sopportarli. Io vorrei cessare di amarli, ma...(e qui Gesù tacque e sospirava, e dopo riprese) ma ohimé! Il mio cuore è fatto per amare! Gli uomini vili e fiacchi non si fanno nessuna violenza per vincersi nelle tentazioni, che anzi si dilettano nelle loro iniquità. Le anime da me più predilette, messe alla prova mi vengono meno, le deboli si abbandonano all'isgomento ed alla disperazione, le forti si vanno rilassando a poco a poco. Mi rimangono solo di notte, solo di giorno nelle chiese. Non si curano più del sacramento dell'altare; non si parla mai di questo sacramento di amore; ed anche quelli che ne parlano ohimé! con quanta indifferenza, con che freddezza. Il mio cuore è dimenticato; nessuno si cura più del mio amore; io son sempre contristato. La mia casa è diventata per molti un teatro di divertimenti; anche i miei ministri che io ho sempre riguardato con predilezione, che io ho amato come pupilla dell'occhio mio; essi dovrebbero confortare il mio cuore colmo di amarezze; essi dovrebbero aiutarmi nella redenzione delle anime, invece chi lo crederebbe? Da essi debbo ricevere ingratitudini e sconoscenze. Vedo, figlio mio, molti di costoro che...(qui si chetò, i singhiozzi gli strinsero la gola, pianse in secreto) che sotto ipocrite sembianze mi tradiscono con comunioni sacrileghe, calpestando i lumi e le forze che continuamente dò ad essi...".

(PADRE PIO DA PIETRELCINA: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni - Edizioni "Padre Pio da Pietrelcina" Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo - FG)





Lettera a Padre Benedetto del 17 Dicembre 1917: ... “In una delle visite avuta da Gesù in questi giorni, gli chiesi con più insistenza che avesse avuto compassione delle povere nazioni, tanto provate dalla sventura della guerra e che finalmente avesse ceduto la sua giustizia il posto alla sua misericordia. Cosa strana! Egli non rispose se non con cenno di mano, che voleva significare: piano, piano…Ma quando?, aggiunsi io. Ed egli, atteggiando il volto a serietà e con un mezzo sorriso in bocca, fissa per un po’ il suo sguardo su di me e senza dir parola mi licenzia”.

(PADRE PIO DA PIETRELCINA: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni - Edizioni "Padre Pio da Pietrelcina" Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo - FG)